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Merito, voti e selezione: riflessioni sociologiche sulla scuola

La scuola è spesso vista come un “ascensore sociale”, un luogo in cui chi si impegna può emergere grazie al proprio talento. Ma è davvero così? Cosa intendiamo esattamente per merito? E i voti, che ruolo giocano? La scuola è un campo neutro dove tutti partono uguali, o riflette — e talvolta amplifica — le disuguaglianze della società?

Sono domande scomode, ma fondamentali. E la sociologia dell’educazione ci aiuta a far luce su ciò che diamo spesso per scontato.

Cos’è il merito (e per chi vale)?

In teoria, la meritocrazia è il sistema ideale: chi è bravo, chi si impegna, chi ha talento… arriva lontano. Ma la sociologia ci insegna a guardare dietro le quinte. Il “merito” non è mai del tutto neutro, perché le condizioni da cui partiamo non sono le stesse per tutti.

➡️ Un ragazzo che studia in una stanza silenziosa con genitori laureati parte con vantaggi invisibili rispetto a chi vive in un ambiente caotico e con meno risorse culturali.
➡️ Chi può permettersi ripetizioni private, tecnologie, viaggi all’estero o libri extra… accumula “capitale culturale”, come direbbe Pierre Bourdieu.

Dunque, merito e privilegio a volte si somigliano molto, ma li chiamiamo con nomi diversi.

Voti: misura del sapere o strumento di controllo?

I voti scolastici sembrano oggettivi: un numero che sintetizza la preparazione. Ma sono davvero così imparziali?

  • I voti spesso valutano più la conformità alle regole (consegne, puntualità, comportamento) che la capacità critica o creativa.
  • Possono essere influenzati da pregiudizi inconsci su genere, etnia, classe sociale.
  • Possono trasmettere etichette che condizionano l’autostima: lo “studente bravo” e lo “studente scarso” non sono solo valutazioni, ma identità che si radicano.

In questo senso, il voto diventa uno strumento di selezione sociale, non solo di misurazione.

La scuola seleziona… ma in base a cosa?

Un tema centrale in sociologia è che la scuola, oltre a istruire, seleziona. Lo fa quando decide chi passa, chi viene rimandato, chi va al liceo e chi all’istituto tecnico. Ma su che base avviene questa selezione?

Secondo molti studiosi, il sistema scolastico:

  • Riproduce le disuguaglianze sociali anziché correggerle.
  • Premia chi già possiede i “codici culturali dominanti”.
  • Valorizza forme di intelligenza più legate alla logica, alla scrittura, alla memorizzazione, penalizzando altre capacità (manuali, artistiche, relazionali).

Chi fallisce a scuola, spesso, non è “meno intelligente”, ma semplicemente non adatto a quel modello.

Cosa ci dice la sociologia?

Ecco alcuni concetti chiave da tenere a mente:

  • Bourdieu: la scuola legittima il sapere della classe dominante e trasforma privilegi di partenza in “merito”.
  • Durkheim: l’educazione serve a costruire coesione sociale, ma anche a interiorizzare norme.
  • Illich e i critici radicali: la scuola può anche essere un luogo di “addomesticamento” invece che di emancipazione.
  • Bernstein: i codici linguistici sono diversi tra classi sociali, ma la scuola privilegia quelli “elaborati”, non tutti li possiedono alla nascita.

Cosa possiamo fare?

  • Riconsiderare il concetto di merito come complesso e multidimensionale.
  • Usare i voti con più consapevolezza, come strumenti di orientamento, non di giudizio identitario.
  • Offrire pari condizioni di partenza, attraverso investimenti in sostegno, didattica inclusiva, valorizzazione di più intelligenze.
  • Introdurre forme di valutazione alternativa: autovalutazione, portfolio, colloqui orali, rubriche descrittive.

La scuola può essere un motore di mobilità sociale o un meccanismo di riproduzione sociale. Dipende da come interpreta il concetto di merito, da come usa i voti, da quanto si impegna a riconoscere e correggere le disuguaglianze strutturali.

Capire questi meccanismi è il primo passo per trasformarli. E forse è proprio questo il vero merito della sociologia.

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