Nel meraviglioso mondo del commercio, le imprese si trovano ogni giorno a dover fare acrobazie per mantenere i loro profitti senza far scappare i clienti a gambe levate. Tra sconti fittizi, prezzi psicologici e qualche trucco da prestigiatore, il panorama delle strategie di prezzo è più affascinante di una partita a poker con i migliori del settore. E, tra queste strategie, spicca la raffinata arte della “shrinkflation”, ovvero far sparire grammi e millilitri con la maestria di un illusionista di Las Vegas.
Le principali strategie di prezzo
Le aziende, per definizione, vogliono massimizzare i guadagni senza farsi detestare. Per farlo, possono optare per diverse strategie, tra cui:
- Prezzo basato sui costi: Si calcola quanto costa produrre il bene e si aggiunge un margine di profitto. Logico, ma noioso.
- Prezzo basato sul valore: Il prezzo viene determinato in base a quanto il cliente è disposto a pagare. Se un caffè in centro costa come una cena, eppure la gente lo compra lo stesso, funziona.
- Prezzo di penetrazione: Si parte con un prezzo basso per attrarre clienti, e poi, una volta fidelizzati, si aumenta il prezzo. Tecnica ampiamente usata dai servizi in abbonamento (ciao, Netflix!).
- Prezzo di skimming: Si parte con un prezzo alto per spennare i clienti più impazienti, per poi abbassarlo e conquistare il resto del mercato. Apple, prendiamo appunti?
- Prezzo psicologico: Magia pura! Un prodotto a 9,99€ sembra molto più economico di uno a 10€. L’illusione funziona ancora, nonostante sia stata smascherata migliaia di volte.
- Prezzo promozionale: Sconti, offerte a tempo e promozioni per far credere che stiamo facendo un affare imperdibile. E poi magari il prezzo di partenza era già gonfiato…
Shrinkflation: Il trucco del momento
E ora passiamo alla perla della strategia di prezzo moderna: la shrinkflation. Di cosa si tratta? Molto semplice: ridurre la quantità del prodotto mentre il prezzo resta uguale. Voilà! Meno cioccolato nella tavoletta, meno patatine nel sacchetto, meno shampoo nel flacone. Ma il prezzo? Imperturbabile.
Esempio pratico: compri la solita confezione di biscotti, solo per accorgerti che ne mancano due rispetto alla scorsa volta. Chiami il servizio clienti e loro, con tono rassicurante, ti spiegano che è stato fatto per “mantenere la qualità invariata nonostante l’aumento dei costi”. Certo, come no.
Effetti della shrinkflation sui consumatori
Come ogni trucco ben riuscito, la shrinkflation ha le sue conseguenze:
- Perdita di fiducia nel brand: La gente prima o poi se ne accorge e, quando succede, può decidere di boicottare il marchio con la stessa indignazione di chi scopre un tradimento.
- Controllo compulsivo delle quantità: Ormai si leggono etichette e si confrontano pesi come se fosse una competizione olimpica.
- Richiesta di trasparenza: Alcuni brand, per evitare il pubblico ludibrio, cercano di essere più onesti (ma non troppi, sia chiaro).
Alternative alla shrinkflation
Per evitare la figuraccia con i consumatori, alcune aziende preferiscono strade alternative, come:
- Creazione di linee economiche: Stesse dimensioni, ingredienti più scadenti. Ti diamo più prodotto, ma magari sa di meno.
- Aggiunta di valore percepito: “Adesso con un nuovo packaging ecologico!” Peccato che dentro ci sia sempre meno roba.
- Aumento graduale del prezzo: Con la delicatezza di un sarto, il prezzo sale poco alla volta per non far scattare l’allarme.
In un mondo dove i prezzi salgono e i prodotti si restringono, le aziende devono trovare il modo giusto per non far sentire troppo il peso dei rincari ai consumatori. La shrinkflation è un’arte sottile, ma con i clienti sempre più attenti, il rischio di essere scoperti è dietro l’angolo. Quindi, cari produttori, che ne dite di un po’ più di onestà? Noi consumatori abbiamo un occhio di falco e la calcolatrice sempre a portata di mano!
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